giovedì 20 giugno 2013

GRILLO, IL TRAVAGLIO DI MARCO NEL DUELLO TV CON PROSPERO

In tv da Lilli Gruber la polemica dura tra l’editorialista principe del Fatto quotidiano e il politologo dell’Università di Roma

Metti una sera in tv da Lilli Gruber l’una contro l’altra la cultura politica e l’antipolitica. È stata questa la chiave della sfida tra Marco Travaglio e Michele Prospero nel format televisivo «8 e mezzo». Sullo sfondo espulsioni e «damnatio» dei dissidenti grillini, con intimazione da parte dello stato maggiore penta stellato di autocritiche e richieste di perdono ai reprobi. E poi ancora la polemica dura tra l’editorialista principe del Fatto quotidiano e il politologo dell’Università di Roma che scrive articoli di analisi politica su l’Unità. Da parte di Travaglio sul suo giornale erano volate eleganti accuse di «pagnottismo» al rivale che per merito e fortuna sua è un autorevolessimo studioso di scienze politiche e certo non vive né di incarichi né di laute collaborazioni, laddove Travaglio fondò molto del suo successo proprio con una rubrica fissa su l’Unità (ma allora era più «riflessivo»). Per fortuna questo alto livello concettuale Travaglio ce lo ha risparmiato ieri sera, e ne è venuto fuori qualcosa di molto interessante. Vale a dire appunto due stili di pensiero contro. Con Prospero a distillare con pazienza nozioni di pura civiltà politica: «Il mito della democrazia diretta è pericoloso, genera dispotismo pseudocarismtico: è un che di demoniaco». E Travaglio che prende sì le distanze dalle espulsioni comandate dal duo Grillo Casaleggio («un errore, però tutti i partiti si sono macchiati di qualche espulsione»), ma ribadisce il carattere salvifico del grillismo dispotico-telematico: «Quel che conta è la democrazia diretta e gli elettori (la rete) hanno sempre ragione». Ed è qui il vero infortunio di Travaglio, la vera voce dal sen fuggita che lo appaia a Berlusconi. Non lo ha sempre detto lui che, processo o meno, è stato votato ed è l’unto del signore? Sì, queste cose le ha sempre dette il Cavaliere, e infatti Prospero non si lascia sfuggire l’occasione, ribadendo che il vero «corazziere di Berlusconi è Travaglio». Corazziere che poi diventa «carabiniere di Grillo». Qui Travaglio si adonta torcendosi la mano sul petto: «A me, che Berlusconi mi vuol togliere di mezzo e che sono anni che combatto inciuci, bicamerali e compromessi a suo favore?». E poi giù altri affondi contro Prospero: «Il professore invece scrive per convenienza, non è mai stato contro Berlusconi e ha atteso il governo Letta prima di schierarsi a suo favore». Contro replica facile, perché Prospero ricorda di aver scritto ben due libri su Berlusconi e contro di lui: Lo Stato in appalto e Il comico della Politica, ben più che corsivetti o «j’accuse» giudiziari collazionati. E ricorda pure di aver tifato per il governo di cambiamento di Bersani e persino di aver criticato Napolitano. Sul finale però Travaglio si supera:«Voglio magistrati cazzuti ma Grillo è l’unico ad opporsi all’orrore». Potrebbe chiudere i libri a questo punto il professor Prospero. Ma non lo fa e ricomincia paziente: «È l’odio contro il negoziato a portare diritti all’orrore. E a piccoli padri alla Stalin come Grillo».
Aggregatore notizie RSSShareContatore visite gratuito