sabato 13 aprile 2013


CGIL: BOOM CASSA INTEGRAZIONE E LA CGIA: CRISI, È PEGGIO DEL '29 

Esplode la richiesta di ore di cassa integrazione a marzo. Con poco meno di 100 milioni di ore registrate lo scorso mese, la cig aumenta in tutti i suoi segmenti (ordinaria, straordinaria e deroga), sia sul mese che sull'anno. L'allarme Cgia: gli effetti sulla crisi sono peggiori del '29. Le 96.973.927 ore registrate a marzo segnano infatti un incremento consistente su febbraio (pari ad un +22,44%), mentre da inizio anno il monte ore complessivo è pari a 265.043.645 per un +11,98% sul primo trimestre del 2012. Dietro questa mole di ore sono coinvolti da inizio anno circa 520 mila lavoratori che hanno subito un taglio del reddito per 1 miliardo di euro, pari a 1.900 euro netti in meno per ogni singolo lavoratore. Sono questi i dati che emergono dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell'Osservatorio cig della Cgil Nazionale nel rapporto di marzo. Il rapporto della Cgil segnala come a partire da gennaio del 2009 e fino ad oggi, le ore di cassa integrazione autorizzate siano state stabilmente intorno alle 80 milioni di ore per mese. Un trend che al momento prevede anche il per il 2013 un totale di ore di cassa integrazione oltre il miliardo. «Il sistema produttivo, e l'intero mondo del lavoro, sta letteralmente precipitando, trascinando dietro di sè l'intero Paese, travolto com'è da una valanga che non trova davanti a sè alcun argine», osserva il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada. Per la dirigente sindacale «servono risposte con urgenza che mettano al centro il lavoro, a partire dal finanziamento della cassa in deroga e per questo saremo in piazza unitariamente il 16 aprile a Roma. Un appuntamento- spiega- che potrebbe rappresentare l'avvio di un percorso di iniziativa sui temi del lavoro». Nel dettaglio dei dati, infine, Lattuada segnala «la forte preoccupazione determinata dall'aumento delle richieste di intervento sulle crisi di grandi gruppi industriali che non trovano risposte soddisfacenti e che rappresentano un ulteriore, inequivocabile segnale della profondità della crisi e della necessità di una politica industriale a tutela dei settori manifatturieri e dell'occupazione».
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