giovedì 22 novembre 2012


GIALLO SPINELLI PRIMI INTERROGATORI DEI COMPONENTI DELLA BANDA SPUNTA UNA TALPA LEGATA AL GIRO DI ARCORE

Dicono di aver deciso di collaborare. La banda che ha sequestrato il ragionier Spinelli, l’ufficiale pagatore delle serate ad Arcore, comincia a rispondere alle domande della pubblica accusa. È un momento delicatissimo per le indagini. I verbali sono stati subito secretati dall’aggiunto Boccassini e dal pm Storari. I riscontri sono scattati immediatamente: sui soldi, 8 milioni finiti forse in Svizzera, e sulla tipologia della merce al centro della compravendita.  Ma Silvio ha visto il dossier su Fini e De Benedetti? Evapora ora dopo ora l’ipotesi iniziale che parlava di un dossier favorevole a Berlusconi, tale da ribaltare a suo favore il risarcimento milionario sul Lodo Mondadori. Emergono invece sempre maggiori indizi che portano ad Arcore. O meglio, al giro delle serate di Arcore. E a una talpa, qualcuno del giro, forse il regista e il mandante di tutta l’operazione che molto probabilmente la sera stessa del 15 ottobre, nelle ore del sequestro, consegna a Leone e Maier la pen drive e il cd, per cui sono stati chiesti 35 milioni, che ancora oggi non sono stati trovati e di cui nessuno dice di conoscerne il contenuto. «Nulla è ancora chiaro in questa vicenda» ammette l procuratore Edmondo Bruti Liberati. Significa che tutte le piste vengono setacciate in queste ore: il ricatto, la compravendita di materiale che scotta (ma relativo a che cosa?), la truffa finita male (per i malviventi). «Possiamo dire - butta là il procuratore - che forse nessuno si aspettava che noi saremmo riusciti ad identificare i componenti della banda così in fretta». Le immagini delle telecamere degli esercizi pubblici, soprattutto bar e stazioni, decisive per identificare Leone e compagni, «muoiono», vengono cancellate automaticamente dopo circa una settimana. Polizia giudiziaria e squadra mobile sono arrivate giusto in tempo, nonostante le 31 ore di ritardo nella denuncia, per recuperare quei fotogrammi e assegnare un nome e un cognome, incrociando schede telefoniche, immagini e targhe di auto, ai componenti della banda. Decisive le dichiarazioni di Francesco Leone e Alessio Maier. Devono chiarire prima di tutto cosa ci facevano sotto l’ufficio di Spinelli a Segrate dalle 22 e 11 alle 23 e 18 minuti della sera del 15 ottobre. Ore in cui Spinelli e la signora Anna sono già nelle mani di Marius Anuta, 29 anni, e Ilirjan Tanko, entrambi albanesi. I due infatti fanno irruzione nell’ appartamento di Bresso alle 21 e 45 di lunedì 15 ottobre. Marius è il «buono» del gruppo, quello che si preoccupa di tranquillizzare la signora Anna («sia tranquilla signora, anch’io ho una mamma»), le fa stringere il rosario e quando li mandano a dormire li copre con una coperta. Ieri ha risposto alle domande del gip e ritaglia per sè un ruolo di comprimario. Spinelli e signora raccontano a verbale che una volta immobilizzati in casa, i due con il volto coperto da un passamontagna hanno spiegato di non voler nè rubare nè fare del male, «dobbiamo aspettare l’arrivo di una persona che deve portare del materiale». Fino alle due del mattino, quando arriva Francesco Leone. L’indagine sulle celle telefoniche traccia tempi e percorsi. Emerge così che le utenze telefoniche usate da Leone e Maier lasciano la cella di Segrate, e quindi la zona dove insiste l’ufficio di Spinelli, indirizzo tutt’oggi frequentato dalle ragazze di Arcore che Berlusconi stipendia ogni mese con 2.500 euro, alle 23 e 18 del 15 ottobre. Restano lì oltre un’ora. Perchè? L’ipotesi è che sia avvenuta in quel momento la consegna a Leone del dossier informatico dal valore di 35 milioni. È un fatto, anche questo documentato dalle celle, che Leone e Maier arrivano a Bresso, dove abita Spinelli, a mezzanotte e 18 minuti del 16 ottobre. Entrano in casa almeno un’ora dopo. Perchè? Spinelli racconta a verbale che Leone ha con sè una pen drive e un cd con un filmato di 7 ore e 41 minuti. In casa del ragioniere, però, non esiste un computer compatibile con la lettura dei supporti informatici. E alla fine nessuno vedrà il contenuto.Viene mostrato a Spinelli solo un foglio sgualcito formato A4 dove sopra sarebbero stati scritti i nomi dei giudici impegnati nel Lodo Mondadori. Tra questi anche il giudice Forno, «quel nome me lo ricordo bene», commenta Spinelli a verbale. Forno è infatti l’aggiunto che per primo interroga Ruby nell’estate 2010. Chi ha infilato il nome di quel giudice in mezzo al Lodo Mondadori e a Fini (il presidente della Camera, ha riferito Spinelli, avrebbe pregato i giudici del Lodo di inguaiare l’ex premier) sicuramente conosce le ossessioni del Cavaliere. Ma le ha mescolate in modo sbagliato prima ancora che inverosimile.La mattina del 16 ottobre, alle 10 e 11 minuti, la banda lascia casa Spinelli. Nei fatti scompare se si esclude una telefonata del 17 intorno alle 15 dove Spinelli comunica che non si può fare l’affare. Inizia, la mattina stessa del 16 quando il ragioniere va ad Arcore, quel buco di 31 ore di ritardo nel fare la denuncia. Che sarà presentata solo alle 16 e 22 del 17 ottobre. Un fax firmato Ghedini-Longo direttamente all’ufficio del procuratore. Il ritardo di 31 ore resta il mistero principale della storia. Con i soldi introvabili.Ghedini nega ogni dietrologia, «tutto in regola». Cosa succede ad Arcore e nella località segreta dove vengono portati i coniugi Spinelli il 16 e il 17 ottobre? Viene, forse, visionato un video poi ritenuto non pericoloso tanto che si procede alla denuncia? È un fatto che Berlusconi annulla i suoi impegni istituzionali, pranzo con Monti e congresso Ppe, per restare ad Arcore. E che Leone, sorvegliato speciale dopo una vecchia condanna, detto u’uastat, lo sciroccato negli ambienti della mala barese, ha conoscenze nel giro delle signore amiche di Tarantini, l’ennesimo ruffiano per le cene del Cavaliere.
                                                                                            d.c.r.m.p.s.
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