domenica 11 novembre 2012


GRILLO SCONFITTO DAI «RIBELLI» ORA RISCHIA IL BIS SUL CASO SALSI 

Sulle candidature e la legge elettorale, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio rischiano la frattura nel Movimento 5 stelle e il primo scivolone politico. La scelta iniziale del «Grilleggio» di promuovere per le prossime elezioni politiche solamente chi si era candidato nel M5S alle amministrative senza essere eletto - in pratica i «trombati» - è stata fortemente contestata dalla base. In primis perché nelle regioni e nei comuni dove i grillini non erano riusciti a presentare liste alle amministrative, il Movimento rischiava di non avere rappresentanza. Ma anche perchè quel criterio esclusivo sapeva, e sa molto, di liste bloccate e di candidature supercontrollate dal duo che governa in modo autoritario la rete. Per questo Grillo fa la guerra alla riforma della legge elettorale: per difendere il «Porcellum», che lo avvantaggerebbe elettoralmente e gli consentirebbe di rafforzare il controllo dall’alto sulle candidature. Della faccenda si è occupato, ieri, anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. «Si candida chi è stato candidato alle comunali ma non è stato eletto e ha già il timbro - dice riferendosi a Grillo - Lenin gli fa un baffo». Ma l’opposizione più dura al metodo di selezione delle candidature arriva da Bologna e dall’Emilia-Romagna, che sono state la culla del grillismo con il «Vaffa-day» del 2007 in Piazza Maggiore, il primo boom elettorale e i primi eletti in Comune e in Regione, ma ora sono diventate l’anima dei «dissidenti», di quell’ala del movimento guidata da Valentino Tavolazzi, Giovanni Favia, Federica Salsi e altri che contesta la mancanza di democrazia e chiede di poter discutere in rete le regole sulle candidature e di avere trasparenza sulle votazioni on line. «Il criterio di candidare solo gli ex candidati alle amministrative è assurdo - dice il consigliere ferrarese Tavolazzi, che è stato il primo degli epurati con un “post scriptum” sul blog di Grillo - non solo per le regioni che sarebbero tagliate fuori ma anche perché ci sono tanti validi attivisti e teste pensanti che, per il solo fatto di non essersi candidate nei Comuni e nelle Regioni, non hanno possibilità di entrare in Parlamento. Ma vedo anche che un primo risultato la protesta della base l’ha ottenuto: è uscito il “Casaleggium 2” che modifica i criteri per le regioni escluse. La riserva sul metodo, invece, rimane inalterata. Si doveva discutere in rete di regole e criteri, ma non è accaduto. Il bacino da cui pescare i candidabili, alla fine, è stato deciso dalle solite due persone. E il funzionamento del portale rimane un mistero». L’altro mistero è sui votanti. Quanti saranno? E come si voterà? Si sa che potrà partecipare chi si è iscritto ed è stato certificato dal Grillo. La lista dei candidabili e i curricula verranno messi in rete da Casaleggio, ma ancora non si sa come funzioneranno le prime «primarie» del web. Intanto in Emilia-Romagna cresce il consenso attorno ai «dissidenti». Nel primo “meetup” a Piacenza - l’assemblea semestrale che serve a confermare o togliere la fiducia agli eletti - Favia ha incassato 78 voti a favore e solo 3 contrari. «Sono gli attivisti, la base del movimento, che hanno restituito a Favia la fiducia che Grillo gli ha tolto», commenta maliziosamente Tavolazzi. Mentre Favia dichiara: «Gli attivisti mi hanno riconosciuto per quello che sono. Io di giorno giro a testa alta». E aggiunge: «Il movimento deve assolutamente crescere e fare autocritica. Negli elettori c’è questa consapevolezza, almeno a livello locale». In campo nazionale, invece, spiega Favia, «c’è la volontà di andare verso una struttura del movimento più liquida e non organizzata dove il confronto è frammentato ed è in rete». La sensazione è che, anche a Bologna, al meet up del 14 in cui gli attivisti si dovranno pronunciare sui consiglieri comunali, si avrà un replay dell’esito di Piacenza, con Federica Salsi che potrebbe prevalere sui fedelissimi di Grillo: Massimo Bugani e Marco Piazza. I tre consiglieri si vedranno stasera per tentare una riappacificazione. «Le divisioni di Bologna sono alla radice della serie di conflitti recenti del movimento, e anche delle espulsioni decise dal Grillo e Casaleggio» spiega Tavolazzi. Poi, il 5 dicembre, sempre sotto le Due Torri, ci sarà l’assemblea decisiva per Favia e il capogruppo regionale Andrea Defranceschi. Ma la cartina di tornasole sullo stato di salute del M5s in Emilia-Romagna la si avrà probabilmente già oggi, nell’assemblea regionale convocata, quai di nascosto nel quartiere Porto di Bologna, in via dello Scalo. Favia ha dichiarato ufficialmente che non ci andrà ma la sua presenza è stata confermata da più persone. Ci saranno, poi, Tavolazzi e gli altri “ribelli” e anche i fedelissimi del “Grilleggio”. Il tema al centro del confronto sarà proprio la burrasca seguita alle scomuniche per le ospitate e i fuorionda in tv di Favia e Salsi e il braccio di ferro tra Grillo e dissidenti sulla democrazia nel movimento.         
                                                                                            m.c.r.d.p.s.

Aggregatore
notizie RSSShareContatore visite gratuito