giovedì 21 giugno 2012


DUEMILAUNDICI UN ALTRO LUNGO ANNO DI «PORTE CHIUSE» AI DIRITTI DEI MIGRANTI E DEI RICHIEDENTI ASILO

Ieri, 20 giugno, in occasione della giornata mondiale del rifugiato promossa dalle Nazioni Unite, si è tenuta, presso la Biblioteca del Senato, la presentazione di «Lampedusa non è un’isola. Profughi e migranti alle porte dell’Italia». Si tratta di un rapporto dedicato agli immigranti e ai richiedenti asilo redatto da “A Buon Diritto Onlus” sotto la direzione di un comitato scientifico composto da Laura Balbo, Luigi Ferrajoli, Tamar Pitch, Giorgio Rebuffa, Eligio Resta e Stefano Rodotà. Un vero e proprio dossier dei fatti, delle cronache e degli avvenimenti istituzionali, accaduti nel 2011. Dalla lettura di quella ricostruzione emerge che, come in un gioco di cerchi concentrici, la crisi dello scorso anno si iscrive dentro un indirizzo di politiche sull’immigrazione perseguite in maniera determinata dall’inizio della legislatura, che a sua volta riprende la torsione data nel 2002 al testo unico dalla legge Bossi-Fini. Se l’analisi è incentrata sulle vicende del 2011, dentro il quadro politico-istituzionale in cui esse sono maturate, il risultato è uno studio particolareggiato delle forme e degli effetti di una politica compiutamente definita, scientemente perseguita e conseguentemente messa in pratica. Ovvero una politica sostanzialmente xenofoba. Ne deriva che il 2011 può essere letto come uno stress-test della politica delle «porte chiuse» ai migranti e ai richiedenti asilo.Basti pensare che nel 2011, delle 25.626 istanze esaminate, meno di 11mila hanno dato luogo al riconoscimento della protezione internazionale, sancendo così la relativa marginalità dell’Italia nell’accoglienza e nell’asilo in Europa. Il rapporto «Lampedusa non è un’isola» è così strutturato: a un racconto sintetico degli avvenimenti del 2011 fanno seguito una circostanziata cronologia e il censimento degli atti di discriminazione e di violenza contro immigranti e richiedenti asilo avvenuti nel corso dell’anno. Il quadro politico-istituzionale entro cui tutto ciò accade è ricostruito in tre approfondimenti dedicati all’evoluzione della legislazione tra il 2008 e il 2011, alle trasformazioni dei centri per stranieri e agli stranieri in carcere. Infine, dalle richieste rivolte all’Italia dalle organizzazioni internazionali (intergovernative, giudiziarie e non governative), e dal dibattito pubblico e istituzionale in corso, sono state tratte alcune raccomandazioni per il necessario e urgente indirizzo politico in materia.Questo dossier è un’anticipazione di «LarticoloTre». Un rapporto sullo stato dei diritti in Italia che, richiamando il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione, si propone di valutare il riconoscimento o il mancato riconoscimento, l’effettiva attuazione o l’inosservanza dei diritti e delle garanzie in tutti i campi della vita sociale e in tutte le espressioni della personalità umana: dalla libertà individuale alla libertà di movimento, dalla libertà religiosa alla libertà sessuale, alla libertà dalle discriminazioni di qualunque origine e dalle violenze comunque motivate. Ma per questo bisognerà aspettare il 2014. C’è un gran lavoro da fare.                                                            r.c.m.p.s.d.Contatore visite gratuitoAggregatore notizie RSSShare