venerdì 25 maggio 2012



COSÌ SILVIO SEPPELLISCE IL PDL MA I COLONNELLI GLI FANNO GUERRA

«Qui l’unica colomba rimasta è Gianni Letta. Gli altri si sbranano tra loro» ammette un deputato con gli occhi sbarrati. Altro che pozzi avvelenati. Altro che Santanché seminatrice di zizzania. Ormai nel Pdl è divorzio breve tra leader e dirigenti. Molti dei quali cominciano a sentirsi (politicamente) come gli sfortunati passeggeri di terza classe a bordo del Titanic. Il progetto di Berlusconi di «prosciugare» il Pdl dall’interno traslando le migliori energie - anche sul territorio - nel listone civico nazionale sta seminando il panico in Parlamento. Il vertice di mercoledì ha chiarito ai presenti - Verdini, Cicchitto, Gasparri, Quagliariello, Lupi, La Russa, Matteoli, Corsaro - il disamore del Cavaliere verso la creatura fondata insieme a Fini dal nome poco empatico. E viceversa: ascoltando le lamentele dei suoi “colonnelli”; sentendosi dire in modo tremontiano che, alla fine, con Montezemolo e Casini «il problema sei tu»; metabolizzando che le ennesime dimissioni del “soldato Sandro” non impensierivano Verdini e La Russa, Berlusconi ha alzato le braccia. Mentre Alfano si concentra sulla «comunicazione» delle riforme costituzionali il vero progetto va avanti. Un new deal di facce nuove, pulite, spendibili in tv, interocutori alla pari dei grillini. Più innesti tecnici di peso, società civile e culturale. Un «contenitore» aperto e proiettato ad alta velocità verso il 2013. Capace di attrarre-in concorrenza con Casini-eventuali ministri, ma lo stesso Montezemolo, che non ha ancora sciolto la riserva sul campo prescelto. «Spacchettamento» e nuova legge elettorale: doppio turno alla francese per far coabitare al momento clou la sezione italiana del Ppe e i neo-movimentisti. Peccato che l’onda nuova lasci in secca il vecchio Pdl. Inchiodato dai sondaggi al 17%. «Irriformabile» ha concluso Berlusconi stanco di ripicche e crocicchi. Anche Alfano lo ha deluso. In privato scuote la testa: il delfino si è rivelato «ostaggio degli ex An, prigioniero delle antiche liturgie della politica, incapace di innovare». La rivoluzione è fallita, il rito dei congressi ha prodotto solo altre liti e scandali di tessere gonfiate. Rotta verso l’ iceberg- Così, nel Pdl incagliato tutti si agitano. Temono che le correnti si ridurranno a due: i sommersi (tanti) e i salvati (pochi). E l’ età diventa all’ improvviso dirimente. È la vecchia guardia a identificarsi come la «terza classe» sulla nave che va incontro all’ iceberg. La nomenklatura si aggrappa ad Alfano. Come Cicchitto: «Autolesionista spacchettare in partitini old e baby, distruggere il gruppo dirigente.A prescindere dall’età ci sono migliaia di persone in contatto con i cittadini». Frattini ripete la litania della casa dei moderati, del «rinnovamento per età ma anche competenze, credibilità e onestà». Persino Cosentino twitta che «l’antipolitica si gonfia se le classi politiche non danno risposte plausibili alle sfide». Anche tra gli alfaniani però una fascia comincia a guardarsi intorno: Fitto e Lupi, quelli più in carriera. Ma, dicono, anche Mariastella Gelmini, irrisa dal Pd come «sesta stella dei grillini» per l’afflato movimentista. Al di là dei big, in mezzo al guado ci sono 337 parlamentari. Il fuggi fuggi è in atto. Verso dove però, in questo sconquasso di sistema? Difficile trovare destinazione accogliente. Gli ex An ripropongono, poco convinti, la secessione. Tra i filo-terzopolisti Pisanu è già altrove. Ma Galan e Scajola, in prima linea nell’invocare l’«azzeramento», difficilmente potranno riciclarsi nel listone. Gli ex Dc fanno rete: Rotondi, Giovanardi, Cutrufo, Barbieri, flirtano con Buttiglione: «Se il Pdl si sdoppia scendiamo alla prima fermata». Nessuno li fermerà. Chances per i “falchi” Santanché e forse Brambilla. Partita aperta per le nuove leve: Annagrazia Calabria, pupilla del Cav che si è distinta a Montecitorio per serietà e preparazione, Nunzia De Girolamo, efficace in tv; il volonteroso Baldelli. Sommersi, salvati & scordati.Ma la vera «terza classe» è il gruppone di ex malpancisti e caduti nell’oblio: Bertolini, Napoli, Biancofiore, Pecorella, Giro, Martino, Moles, Stanca... Tanti. Troppi anche per la proverbiale «bontà» di Silvio che non ha mai licenziato nessun dipendente. Soprattutto vista l’aria che tira. Ieri a Bologna si incontravano i giovani rottamatori di «Fuori». È passato Filippo Berselli, non proprio un virgulto: «Non mi sento un rottamando». Oggi a Pavia c’è il convegno de i ragazzi digitali di «Formattiamo il Pdl». Alfano non ci va, Gelmini sì. Crosetto sbuffa: «Se continuano a stressarmi perché non vada, mi porto la tenda». Ma chi glielo impedisce? «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere».                           
                                                                                                          c.p.m.s.r.d.n.
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