domenica 22 aprile 2012

ECCO UNA NUOVA SORPRESA FISCALE SPUNTA IL REGALO AI GRANDI EVASORI 
«Lo Stato rischia l’autogol sul fronte della lotta all’evasione con le ultime disposizioni della delega fiscale sull’abuso di diritto». Così scrive Oreste Saccone sulla rivista «Fiscoequo » dell’associazione per la legalità e l’equità fiscale. In altre parole, il testo varato dal governo qualche giorno fa potrebbe tradursi in un aiuto ai grandi evasori, cioè banche e grandi gruppi multinazionali, sia in termini di definizione dell’abuso di diritto, che potrebbe portare a una sorta di «condono» delle operazioni poste in essere finora, sia perché le disposizioni escludono espressamente la rilevanza penale dei comportamenti ascrivibili a fattispecie abusive. Sono loro, infatti, gli «esperti del settore». Avendo a disposizione schiere di fiscalisti e analisti finanziari, sono loro che mettono in atto operazioni, spesso molto raffinate, al solo scopo di eludere il fisco. Spesso si tratta di triangolazioni con l’estero, o di cessioni di azioni in usufrutto per l’incasso di dividendi con relativi sgravi o crediti d’imposta. Insomma, vere e proprie ingegnerie finanziarie che non hanno obiettivi economici, ma esclusivamente vantaggi fiscali, sui quali l’Agenzia delle Entrate ha acceso da tempo i riflettori. Nel solo 2011 ai grandi contribuenti sono stati accertati 5,5 miliardi e ne sono stati incassati 1,7 «con una crescita dell’800% rispetto al 2007», spiega Saccone. Molto di quel «salto» è dovuto alla giurisprudenza in fatto di abuso di diritto. Il tema era dibattuto da tempo, ma nel 2008la Corte di Cassazione ha fatto chiarezza definitivamente con tre storiche sentenze, nelle quali si afferma un principio generale antielusivo che ha un fondamento nella stessa Costituzione. Insomma, per l’Alta Corte il divieto dell’abuso di diritto è intrinseca alle norme fiscali italiane, anche in assenza di una specifica legge che ne fa divieto. In questo modo, tra l’altro, l’Italia ha seguito il solco già indicato dai giudici comunitari, che nel 2006 (sentenza Halifax) avevano considerato l’abuso di diritto immanente alle direttive dell’Unione per quanto riguarda i tributi armonizzati a livello europeo, come l’ Iva. A questo punto, una volta che la giurisprudenza ha tracciato il percorso, bisognava varare una norma ispirata a quei principi. Ma, secondo Saccone, la delega non fa esattamente questo. Non si fa alcun rinvio al principio della Cassazione. Anzi, si sostiene che si dovrà inserire una «nuova norma» valida per il futuro. In altre parole, si modifica le norme attuali, rischiando che per le operazioni già varate (ma non ancora accertate) vi sia una sanatoria. Il testo, poi, introduce tutta una serie di paletti per definire le varie fattispecie, ma tentando di definire il caso crea anche delle maglie per eluderlo. Infine «la delega volutamente depotenzia la disciplina antielusiva escludendo espressamente la rilevanza penale dei comportamenti ascrivibili a fattispecie abusive - scrive Saccone - In concreto ai fini penali viene introdotto un discrimine tra i grandi contribuenti e tutti gli altri. Nell’ ottica del governo le mega-frodi di svariati milioni di euro pianificate attraverso l’ abuso del diritto dai grandi contribuenti per pagare meno tasse non sono percepite come comportamenti particolarmente pericolosi che meritano la sanzione penale, come avviene, invece, nei casi più rilevanti di infedele dichiarazione».Insomma, proprio mentre la Guardia di finanza fa i suoi blitz nei piccoli negozi e nei bar dei grandi centri turistici, e mentre sui contribuenti onesti si abbatte una raffica di imposte, i grandi gruppi potrebbero perfino ottenere vantaggi. Che in questi casi non sono mai pochi. Basta guardare le cifre. Negli ultimi mesi sono finiti sulle cronache dei giornali diversi casi di mega- contenziosi fiscali. Hanno fatto scalpore quelli relativi ai big del credito italiano. «Attraverso l'abuso del diritto l'Agenzia delle entrate ha contestato a molte banche italiane l'illegittimità di raffinate operazioni di pianificazione fiscale illecite realizzate al solo scopo di ridurre il prelievo fiscale - osserva Saccone - Intesa Sanpaolo, per esempio, ha chiuso col fisco un accordo che le è costato circa270milioni di euro. Interessate anche Credem, Bpm, Popolare di Novara, Montepaschi, Banca Carige e altri istituti bancari. L'accusa di una presunta mega evasione (operazione Brontos) grava ancora su Unicredito per aver realizzato un'operazione di finanza strutturata che le avrebbe consentito un illecito risparmio fiscale di circa 245 milioni di euro ».                                                                                 d.c.r.p.s.m.

Contatore visite gratuitoAggregatore notizie RSSShare