martedì 7 febbraio 2012



VICENDA BNL-UNIPOL BERLUSCONI RINVIATO A GIUDIZIO

IL GUP: PROCESSO UTILE PER CHIARIRE IL CASO.Il processo a Silvio Berlusconi «non può ritenersi inutile» per chiarire definitivamente la vicenda della fuga di notizie relative all'intercettazione Fassino-Consorte avvenuta in piena scalata a Bnl da parte di Unipol e pubblicata sul quotidiano di famiglia 'Il Giornale' alla fine di dicembre 2005, qualche mese prima delle elezioni. L'utilità dei dibattimento è il motivo per cui il gup di Milano, Maria Grazia Domanico, come ha scritto nel suo provvedimento, ha disposto il rinvio a giudizio dell'ex premier accusato di rivelazione del segreto d'ufficio in quanto la conversazione quando venne pubblicata sulla stampa, era ancora coperta dal segreto istruttorio. Il giudice in sostanza ha condiviso le ragioni per cui il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, dopo aver chiesto l'archiviazione del caso e dopo aver dovuto formulare l'imputazione coatta per l'ex presidente del Consiglio, ha chiesto il processo. IL REATO CONTESTATO A BERLUSCONI VA IN PRESCRIZIONE NEL GIUGNO 2013- Quasi certamente il procuratore Romanelli, che già rappresenta la pubblica accusa nel dibattimento in cui è imputato per la stessa vicenda Paolo Berlusconi (la prossima udienza è fissata per il 6 marzo, ndr), chiederà la riunificazione dei due procedimenti. Il reato contestato a Silvio Berlusconi va in prescrizione nel giugno 2013.GHEDINI: ABBIAMO PERSO IL CONTO DEI PROCESSI- «Tutto come previsto, ma ormai abbiamo perso il conto dei processi. Questo deciso oggi è un caso unico in Italia di processo per rivelazione di segreto d'ufficio». È il commento dell'avvocato Niccolò Ghedini, alla decisione del gup di Milano di rinviare a giudizio Berlusconi. Secondo Ghedini, infine, «questo ennesimo processo finirà in un nulla di fatto come tutti gli altri». UNIPOL, BERLUSCONI RINVIATO A GIUDIZIO- Silvio Berlusconi è stato rinviato a giudizio nel caso Unipol-Bnl, per rivelazione del segreto d'ufficio, e sarà processato a partire dal prossimo 15 marzo dalla seconda sezione penale del Tribunale penale di Milano. L’inchiesta dell'Unità sul«nastro di Natale»-Fassino intercettato? Fu regalo di Natale a Silvio Berlusconi... LA TELEFONATA INTERCETTATA. Silvio Berlusconi ha rilasciato dichiarazioni spontanee e poi «si è fatto interrogare» nel corso dell'udienza preliminare del processo in cui è imputato per rivelazione di segreto d'ufficio in concorso con il fratello Paolo per aver pubblicato su Il Giornale un'intercettazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte ai tempi della scalata di Bnl su Unipol. A riferirlo è stato il legale del Cavaliere, Niccolò Ghedini lasciando il settimo piano del palazzo di giustizia di Milano dopo che il gup Maria Grazia Domanico si è ritirata in camera di consiglio. Anche Berlusconi ha lasciato il tribunale da un'uscita secondaria senza rilasciare alcuna dichiarazione.L'EX PREMIER LASCIA IL PALAZZO DI GIUSTIZIA- L'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha lasciato il Palazzo di Giustizia di Milano dopo meno di un'ora durante la quale ha partecipato all'udienza preliminare del caso Unipol-Bnl. Dal Gup, Maria Grazia Domanico, era attesa una decisione sul rinvio a giudizio o meno per violazione del segreto d'ufficio, in relazione alla pubblicazione sul quotidiano Il Giornale dell'ormai famosa telefonata intercettata, in cui Piero Fassino diceva a Giovanni Consorte: «Allora abbiamo una banca». Berlusconi ha abbandonato il settimo piano senza rilasciare dichiarazioni ai giornalisti tenuti a distanza. «MAI ASCOLTATO QUEL NASTRO» L'ex premier avrebbe escluso di aver mai ascoltato lo scambio di battute tra Piero Fassino e Giovanni Consorte. Secondo quanto si apprende, Silvio Berlusconi avrebbe, infatti, fatto notare - durante l'interrogatorio dell'udienza preliminare nell'ambito del processo Bnl-Unipol - che se mai avesse ascoltato una conversazione del genere, se ne sarebbe ricordato.L'INCHIESTA GIUDIZIARIA- La vicenda giudiziaria nacque con l'imprenditore Fabrizio Favata accompagnato in procura dall'ex pm Antonio Di Pietro. Venne presentato un esposto. Favata deluso a suo dire dalle attese che aveva suscitato in lui il contatto con Berlusconi («la famiglia vi sarà riconsocente per sempre» le parole che avrebbe pronunciato il Cavaliere) al momento della consegna del file audio andava in giro per le redazioni di mezza Italia a cercare di monetizzare il materiale. Anche il percorso del fascicolo in procura a Milano destò perplessità. In assenza delll'allora capo della procura Manlio Minale l'inchiesta venne affidata al pm Fabio De Pasquale, titolare di indagini Mills, Mediaset, Mediatrade e pm di udienza. Tornato in ufficio Minale censurò la decisione «perchè qui non abbiamo pm ad personam». L'inchiesta finì al sostituto procuratore Massimo Meroni che aveva già fatto domanda per trasferirsi a Bergamo come aggiunto. Favata finiva in carcere con l'accusa tra l'altro di aver incassato 300 mila euro di cui mai si troverà traccia nei suoi conti. Andato via Meroni, il fascicolò passò ancora di mano. Il pm Maurizio Romanelli iscrisse nel registro degli indagati anche Silvio Berlusconi per rivelazione di segreto e ricettazione, «affinchè sia un giudice a valutare». La procura come prima mossa chiese l'archiviazione per il fondatore di Fininvest, ma il gip Stefania Donadeo impose l'imputazione coatta e il pm in pratica fu costretto a cambiare linea sollecitando il rinvio a giudizio per rivelazione di segreto. Oggi il gup Domanico ha messo un punto fermo con il rinvio a giudizio. «Non mi aspettavo un epilogo diverso» conclude l'avvocato Longo.
                                                                                             r.d.c.m.s.p.

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