venerdì 13 gennaio 2012

RICCARDO ILLY E IL SALVA ITALIA: «TROPPE TASSE VENDO LA BARCA»

«Non porto la barca in Croazia, però sto cercando di venderla». Lo annuncia oggi su Il Piccolo, l'imprenditore ed ex presidente del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, in un'intervista in cui critica alcuni provvedimenti contenuti nel decreto Salva Italia. Smentendo le indiscrezioni su un presunto trasferimento della sua imbarcazione in un porto sloveno o croato («di posti non ce ne sono più»), contro la nuova tassa di stazionamento, Illy sottolinea che «tutte queste iniziative mi hanno disamorato. Avere una barca è un impegno continuo, anche se dà grandi gioie. Se poi si viene anche criminalizzati mi vien da pensare: se non vogliono che la tenga, la vendo». Riguardo alle conseguenze della manovra governativa, l'industriale triestino del caffè ritiene «inevitabile una crescita minore o addirittura un decremento del Pil. Ma al governo va dato atto di aver varato, pur agendo in condizioni di estrema emergenza, misure efficaci e sostenibili, seppur dolorose». Critica tuttavia alcuni provvedimenti, come la tassa sulle imbarcazioni («avrebbero fatto meglio a reintrodurre il vecchio bollo, che fu abolito senza ragione») e l'Imu («era più semplice reintrodurre l'Ici»). Infine, sulle liberalizzazioni, Illy afferma che «era meglio concentrarsi su meno settori, ma più sostanziali. In primis l'energia, che in Italia costa il 30% in più rispetto alla media europea. Serve una liberalizzazione vera, che parta dalla costruzione di nuove reti che siano accessibili a tutti i soggetti, non soltanto alle solite Eni e Snam. Stesso discorso per i servizi di pubblica utilità». Infine, sul lavoro per Illy «è giunta l'ora di rivedere regole che furono scritte quando il posto fisso era una garanzia. Noi non siamo la Danimarca, però il modello della flexicurity danese mi sembra un buon modello da cui prendere ispirazione».                  m.c.p.s.
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