domenica 4 dicembre 2011

PDL SPACCATO SULLE TASSE ALFANO TEME IMPLOSIONE

Va bene che Monti non lo hanno chiamato «per passeggiare nei giardini di Villa Madama», e, per carità lo sanno tutti, che «il buon medico dà ai pazienti la medicina amara». Ma al netto dei luoghi comuni, nel Pdl il malcontento è totale. Quanto ai motivi, ognuno ne ha uno diverso. Berlusconi è sotto botta e chissà se tornerà quello di prima. Alfano, lodato dall’ex premier in quanto giovane-vecchio, non è un campione olimpico di carisma, e prima o poi questo conterà. Gli ex An e gli ex socialisti mugugnano sull’ appoggio a Monti ma anche sull’ eccessivo afflato verso il Ppe.Formigoni flirta con la Lega (domani sarà ospite della riunione presieduta da Bossi in via Bellerio) con il rischio concreto di bruciarsi le ali, ma la relazione pericolosa basta ad agitare il partito. Insidiato sul versante populista, finora egregiamente presidiato dal Cavaliere di lotta, proprio dalle mani libere dell’ex alleato padano a tendenza sempre più maroniana. Insomma, la sensazione è di dover votare misure economiche che si rivolteranno contro di loro in campagna eletotrale. Alternative però non se ne vedono. Il fatto è che le quasi tre ore di colloquio tra Alfano, Cicchitto e Gasparri con il premier non hanno sciolto nessun nodo. Forse un ammorbidimento dell’Irpef che potrebbe non aumentare per i redditi di 55mila euro. Il Pdl lo ha chiesto con insistenza. Probabili detrazioni e incentivi per le famiglie, meglio se numerose. La patrimoniale non si chiamerà così, sarà declinata in chiave di diverse tasse per diversi beni: case, barche, auto. Una sorta di redditometro ad applicazione immediata. Per altre e più corpose concessioni, non c’è spazio. Monti è stato chiarissimo. Anche sulla fatidica soglia dei 40 anni di contributi da sforare: il Pdl ha dovuto prendere atto che l’ipotesi di salire a 43 anni è reale. «Se ne può ragionare se avviene in un contesto equilibrato» ha rilanciato l’ex Guardasigilli. Sì a una riforma strutturale del sistema (come in realtà ha sempre voluto Berlusconi, frenato da Bossi), no a un «provvedimento spot che penalizzi una fascia di pensionandi». Alfano, completo grigio, cravatta rossa e volto pallido, ha messo dagli schermi di La 7 i suoi paletti: «Non paghino sempre i soliti noti, no all’Ipef più alta per i redditi di 55 mila euro. Noi non voteremo qualsiasi cosa perché non siamo un partito a sovranità limitata». A beneficio dei suoi parlamentari in fibrillazione e degli elettori già terrorizzati. Il segretario sa di muoversi lungo un percorso stretto. Da un lato, confida che il Professore intervenga con «equilibrio» ed «equità», che tradotto vuol dire: scontentando altrettanto Pd e Udc e consentendo al Pdl di non sentirsi sconfitto. Dall’altro, si rende conto che l’iter parlamentare del decreto legge, pur breve, non sarà esente da rischi. «Votare turandosi il naso» La linea di via dell’Umiltà, se regge, è quella ben espressa da Osvaldo Napoli di «votare turandosi il naso». Ma il corpaccione Pdl è ormai un ventre molle dove le spinte centrifughe sono così forti da rendere impossibile una previsione davvero attendibile dei comportamenti. Daniela Santanchè si dice contraria al ritorno dell’Ici invitando all’astensione sulle misure più ostiche, e fin lì era nelle attese. Margherita Boniver parla di «purga amarissima dove non si vede la crescita». La Russa, il più inquieto dei postfascisti, annuncia la sua contrarietà all’imposta sulla prima casa ma non esaspera i toni: «Noi responsabili, ma non possiamo votare tutto». Per ora, avvisaglie di una fronda contenuta. L’area di Scajola come i pisaniani come i “lealisti” alla Cazzola non deflettono. «Abbiamo dato il consenso a un governo tecnico - fa sapere l’ex ministro dello Sviluppo Scajola - perché era necessaria una maggioranza larga per varare provvedimenti difficili ma necessari. Ora lasciamolo lavorare». Alfano avvisa: «Il decreto non è il Vangelo, si può cambiare ma non stravolgere». È una road map che non dispiacerebbe nemmeno a Monti, Fini e Schifani. Emendamenti di peso ma in numero contenuto. Partecipazione del Parlamento con relativa assunzione di responsabilità, ma senza assalti alla diligenza. Domani la riunione del gruppo, dopo il varo della manovra e prima del voto, si anunncia movimentata. Intanto, oggi a Vicenza riapre il Parlamento padano. Al grido di «secessione per non finire in recessione». Con il gruppo dirigente caricato a molla contro Monti e intenzionato a regalare poche carezze agli «amici» del Pdl.                                                                                               c.p.s.m.
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