martedì 1 novembre 2011

LETTA: TEMPO SCADUTO GOVERNO D'EMERGENZA SUBITO

Enrico Letta, vicesegretario del Nazareno parla soprattutto al Pdl, «alle persone serie che ci sono in quel partito», perché «o si fa un nuovo esecutivo o il Paese non riuscirà più a sollevarsi». Letta, i mercati non si fidano della lettera di Berlusconi, voi tornate a chiedere le dimissioni del premier. Tutto come un mese fa. Siamo sempre allo stesso punto? «No, non siamo allo stesso punto. Il record negativo registrato oggi è doppiamente negativo: è la terza volta che viene raggiunto in tre mesi. Con una differenza: finora era dovuto a eventi esterni - come la bocciatura del debito pubblico da parte di Standard & Poor’s e Moody’s - stavolta invece avviene 48 dopo che il governo ha scritto all’Europa cose che avrebbero dovuto tranquillizzare. La risposta del mondo economico e dell’Europa stessa è stata che non si fidano più». Ma i governi cadono in Parlamento. «Lo so bene, ma qui siamo di fronte a una situazione di una tale gravità che la maggioranza non può far finta di niente. Credo che mercoledì tutte le opposizioni debbano chiedere con forza le dimissioni di Berlusconi, un governo di emergenza e dare la disponibilità a sostenere un esecutivo di transizione. Dobbiamo parlare chiaramente con quanti nel centrodestra sono ormai convinti che la situazione non si tiene più. La speculazione ormai colpisce non soltanto i titoli di Stato a lungo termine ma anche quelli a breve termine». Vale a dire che le due manovre d’estate sono andate in fumo? «È esattamente così. Il costo della sopravvivenza di Berlusconi a Palazzo Chigi ha già mangiato buona parte delle manovre fatte fino ad ora». L’Italia registra uno dei livelli più bassi di occupazione in Europa e il tasso di disoccupazione giovanile è schizzato al 29%. Non è che siamo già con un piede nel precipizio? «Questi sono i due problemi che un governo di emergenza deve affrontare concentrandosi su due grandi obiettivi: abbattimento del debito pubblico e lavoro per i giovani. I dati di oggi (ieri per chi legge, ndr) sui mercati e sulla disoccupazione, che è cresciuta di due punti netti, ci indicano con chiarezza che non possiamo permetterci la risposta che dà questo governo. Non possiamo sentirci dire che sono crollate tutte le borse, perché il crollo dello spread è solo italiano, così come l’aumento della disoccupazione». E qui arriviamo alla riforma del mercato del lavoro. Ichino rilancia la sua proposta, il governo la cita come fonte di ispirazione per le misure che intende adottare, il Pd risponde che la sua posizione è un’altra. Letta, lei come la pensa? «Io penso che negli ultimi tre mesi sono avvenuti tali e tanti cambiamenti che le priorità oggi sono molto più drammatiche di quando abbiamo adottato delle decisioni durante le tre Assemblee nazionali, lavoro di cui io vado molto fiero, ma che oggi va rivisto». Ne va fiero ma le conclusioni non vanno più bene? «Vanno aggiornate alla luce delle priorità di oggi». E quali sono le priorità? «Sicuramente non è una priorità agevolare i licenziamenti, tanto per essere chiari. L’agenda che propone il governo è totalmente sbagliata perché c’è bisogno di politiche che aiutino a far ripartire l’occupazione, soprattutto giovanile. La crisi ha cambiato le priorità e la ricetta di questo governo non è quella giusta, per questo abbiamo bisogno di un nuovo governo che faccia interventi di emergenza a tutto campo». Letta, parla ai frondisti del Pdl? «Non solo gli parlo, gli lancio un appello: basta tentennare, il Paese ha bisogno di un esecutivo di emergenza forte, altrimenti affonda. Dobbiamo rispondere al drammatico avvitamento della crisi, perché questi dati economici costano alle famiglie italiane, agli imprenditori e ai lavoratori». Che mi dice della lettera di Montezemolo e le sua proposta di un esecutivo di salute pubblica? «Penso che sia un fatto molto positivo, che avrà conseguenze anche nel centrodestra. È una iniziativa di grande responsabilità». Passiamo al Pd e alla Leopolda di Matteo Renzi. Lei, vicesegretario, spesso viene indicato come uno dei suoi sostenitori. È vero? Vorrebbe il sindaco di Firenze alla guida del Paese? «Sono convinto del fatto che oggi la nostra agenda e i nostri obiettivi devono essere quelli di allargarci e non restringerci, ce lo dicono i sondaggi. Dobbiamo riuscire a coprire un vasto campo. Il Pd è un partito di centrosinistra che deve essere competitivo a sinistra con Vendola e al centro con il Terzo Polo e con il Pdl stesso. Credo che l’apporto di Matteo per questo obiettivo sia molto importante. Detto questo però non bisogna mai dimenticare che siamo tutti sulla stessa barca e quindi se qualcuno piccona si può affondare». Però Renzi qualche picconata l’ha data in questi giorni. O no «Ripeto: si deve contribuire alla crescita del Pd, non si può picconare la barca, perché soprattutto adesso sotto elezioni non è che se ne ricostruisce un’altra. Ci vuole buon senso per aiutare il segretario a tenere insieme tutto il partito e prepararci per vincere la sfida. Sabato ci sarà una grande manifestazione, sarà un momento di unità nazionale, europeo e internazionale perché verranno leader tedeschi, francesi e cileni che sono e saranno sempre più il nostro riferimento per dire al mondo che c’è un’Italia di cui ci si può fidare». Il rischio non è che qui, in Italia, non veniate vissuti come un’alternativa credibile? Il Pd in questi giorni è stato descritto come un partito diviso in decine di correnti, che litiga a distanza e si spacca ogni giorno un po’ di più. «Il Pd è un partito che discute al suo interno anche secerta stampa preferisce raccontare di divisioni e spaccature». Vuole forse dire che non è vero? «Dico che raccontarci come un partito spaccato è lo sport nazionale. Colgo l’occasione di questa intervista per annunciare che a dicembre faremo un’iniziativa che vedrà protagonisti i giovani che si sono incontrati a l’Aquila, Bologna e Firenze. Saranno “i tre giorni della ricostruzione”, useremo come modello una città con la piazza principale e i suoi quartieri. Nella piazza principale ci saranno i discorsi di presentazione del programma, ogni quartiere sarà legato ad una parola e in ogni quartiere si svolgeranno iniziative con dirigenti di partito, amministratori e tanti “esterni” per declinare i contenuti della parola».                                                   s.m.c.
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