venerdì 14 ottobre 2011

FIDUCIA, 316 SÌ SALVANO ANCORA UNA VOLTA BERLUSCONI


Pdl in crisi di nervi per il voto di fiducia. Verdini a caccia dei voti necessari durante la notte. In aula l' opposizione non interviene. Parlano solo Cicchitto, Reguzzoni, Nucara (Pri), Iapicca (Misto), Silvano Moffa (Popolo e territorio). LE REAZIONI- Bersani, governo morirà di fiducia. Casini: B. ultimo dei mohicani. Orlando, Idv: governo è Titanic. Gasparri: da opposizioni trucchetti vergognosi. Bossi: soddisfatto Radicali decisivi per voto legale: deflagra il caso. Agonia di un governo di Pietro Spataro. IL DISCORSO DI BERLUSCONI IERI ALLA CAMERALE REAZIONI DELLE OPPOSIZIONI GALLERY: SBADIGLI, SMORFIE, INSOFFERENZA I 12 SBADIGLI DI BOSSI MAGGIORANZA ESULTA: 316 I SI'La maggioranza esulta nell'Aula della Camera quando vengono pronunciati i 316 sì per la fiducia al governo. Quindi 7 voti in più della maggioranza richiesta che era 309. Silvio Berlusconi seduto ai banchi del governo tra Tremonti e Maroni è visibilmente soddisfatto. Rimane fermo al suo posto per alcuni secondi. Maroni gli da una pacca sulla spalla. Poi il premier si alza e stringe le mani agli esponenti di maggioranza che gli vanno in contro mentre lascia l'Aula. 315 SI' ALLA PRIMA CHIAMA.Secondo i tabulati dell'assemblea di Montecitorio, la prima chiama del voto di fiducia al Governo si è chiusa con 315 sì e 7 no. PDL INSULTA OPPOSIZIONE: 'BUFFONI' Le opposizioni tornano in aula per la seconda chiama e dai banchi dell'opposizione si alzano grida e insulti. "Buffoni, buffoni", gridano onorevoli della maggioranza. BOSSI ASSENTE ALLA PRIMA CHIAMA- Il segretario della Lega Nord non ha risposto alla prima chiama. Il leader del Carroccio ha parlato a lungo con Berlusconi assieme al capogruppo leghista Reguzzoni. SARDELLI: «Ho detto a Berlusconi che non voto la fiducia e che dovrebbe fare un passo indietro e trovare una soluzione perchè così non si va avanti». così il deputato luciano sardelli, lasciando montecitorio. In precedenza il prermier aveva assicurato: «Sardelli c'è e voterà». PDL STIMA 317 DEPUTATI A FAVORE DELLA FIDUCIA Il governo dovrebbe ottenere la fiducia con 317 voti. Questa la stima data da autorevoli fonti Pdl, anche senza il voto di Luciano Sardelli che intercettato alla Camera aveva detto che non avrebbe partecipato al voto. Sulla carta, tolti Sardelli, Gava e Destro i voti della maggioranza apparivano a quota 316. OPPOSIZIONI NON INTERVENGONO: DIMOSTRINO NUMERO LEGALE POI VOTIAMO. Le opposizioni hanno deciso di non partecipare al voto fino a che la maggioranza non avrà il numero legale di 316 voti. In questo modo si dovrebbe riconvocare la seduta per un nuovo voto di fiducia e potrebbe così crearsi un blocco dei lavori della Camera. Oltre all'opposizione anche il deputato Santo Versace, passato dal Pdl al Misto, ha annunciato che voterà contro la fiducia, ma solo dopo che il governo avrà assicurato il numero legale. La decisione è stata presa in una riunione al gruppo del Partito democratico, presenti tutti i capigruppo dei partiti di opposizione: Pd, Udc, Idv, Api, Mpa e Libdem. CICCHITTO ATTACCA L'OPPOSIZIONE E LANCIA BORDATA A TREMONTI Il capogruppo del Pdl alla Camera si concentra sul decreto Sviluppo del Governo e dice basta al Tremonti dominus della maggioranza. Difende Berlusconi e attacca l'opposizione: «Disfattisti, ripetono sempre solito ritornello». SCAJOLA: SI' A FIDUCIA MA POI CAMBIO O SI VA A SBATTERE. Claudio Scajola non ha dubbi sul fatto che oggi il Governo otterrà la fiducia. Ma torna a chiedere un «grande cambiamento» altrimenti «si va a sbattere». L'ex ministro dello Sviluppo, fermato dai giornalisti in Transatlantico, spiega che «dopo la fiducia di oggi, di cui sono certo, bisogna fare un grande cambiamento, altrimenti - sottolinea - questi casi si moltiplicheranno e andremo a sbattere», conclude riferendosi alle assenze di alcuni deputati Pdl a lui vicini in occasione del voto di fiducia di oggi. REGUZZONI: BERLUSCONI APPROVI RIFORMA BOSSI-CALDEROLI  «Ieri e oggi l'opposizione ha dato uno spettacolo poco edificante di fronte al Paese. Noi della Lega, invece, siamo qui a dimostrare che non vogliamo perdere tempo. Essere assenti è un'offesa alla dignità delle istituzioni». Così il capogruppo della Lega, Marco Reguzzoni, durante le dichiarazioni di voto, in corso alla Camera dei deputati, sulla questione di fiducia posta ieri dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, sulla relazione di maggioranza. «La Lega è nata per cambiare sistema ed è per questo che fa paura - incalza Reguzzoni - La nostra ragion d'essere è avere un Paese nuovo. La Lega ha le idee molte chiare. Presidente del Consiglio, le chiediamo che sia approvata rapidamente la proposta di riforma istituzionale Bossi-Calderoli. Abbiamo bisogno di un'incisiva azione nel campo dell'economia. È urgente. Rinnoviamo la nostra fiducia al Governo». BERLUSCONI E LE TENSIONI NELLA MAGGIORANZA Dopo di me il diluvio. Silvio Berlusconi non ha nascosto ai parlamentari della maggioranza che in caso di crisi l'unica strada sarebbe il ritorno al voto. Proprio lo spettro delle urne anticipate è stato il detonatore che ha fatto esplodere il dissenso dell'ala scajoliana e dei mal di pancia di alcuni Responsabili. Oggi il Cavaliere è sottoposto al nuovo passaggio parlamentare "dentro o fuori" e, a sentire chi nel Pdl dorme con il pallottoliere, la forbice del centrodestra oscilla tra i 316 e i 319 sì. Appena sopra la maggioranza assoluta la cui eventuale mancanza, attraverso assenze dell'ultima ora, potrebbe essere il segnale che Claudio Scajola intende rivolgere al presidente del Consiglio. A sera era stato proprio il premier a negare «trattative in corso» con l'ex ministro e ha dipingere Scajola come un «protagonista» della vita politica. In realtà, raccontano che Berlusconi in persona non sia del tutto sereno. E, anzi, abbia timore di qualche defezione dell'ultimo momento, capace di far scendere la maggioranza sotto quota 316, tanto da spingere il premier in persona e Denis Verdini a passare la giornata con la cornetta in mano. Uno scenario potenzialmente pericoloso, perché se l'opposizione disertasse all'ultimo momento l'Aula, potrebbe invalidare il voto di fiducia facendo leva sulla mancata presenza della maggioranza dei componenti ( 316 deputati, appunto). Pare che in Fli e in altri settori dell'opposizione si sia ragionato fino a sera su questa possibilità, senza per ora modificare l'orientamento, che è quello di partecipare alla votazione. Ma è stato Scajola il protagonista indiscusso della giornata, trascorsa tra contatti con Casini, abboccamenti con Fli, riunioni allargate a deputati non strettamente d'area. Il risultato è stato, sembra, la scelta di votare la fiducia al governo. L'ha detto chiaramente nel corso di un colloquio davanti a un the con i suoi fedelissimi, nel centro di Roma. La battaglia, a sentire l'ex ministro, si giocherebbe invece sul dl sviluppo, dove potrebbe consumarsi un'ulteriore divaricazione fra l'ala scajoliana e l'esecutivo. Eppure anche a via dell'Umiltà non si considerano sicuri i voti dell«infortunatò Ascierto (convinto sostenitore del governo) e di almeno un paio di deputati scajoliani. Una è Giustina Destro, l'altro un pasdaran che al momento avrebbe il telefono staccato. Di certo uno tra Testoni, Russo, Gava, Antonione o Abrignani. Di certo, Scajola ha valutato attentamente la possibilità di non ostacolare alcune assenze mirate per segnalare una sorta di pre-strappo. Sembra inoltre che la scelta di non forzare la mano oggi sarebbe giunta al termine di colloqui con Pier Ferdinando Casini, 'colpevolè di non aver offerto ai dissidenti quelle garanzie di prospettiva politica e progettuale necessarie a compiere un passo così grave. Anche se, in casa centrista, si attribuisce alla sola titubanza di Scajola la scelta di non rompere. Indipendentemente dalla nascita dei gruppi, infatti, Scajola avrebbe potenzialmente in mano almeno quei sette voti necessari per segnare la fine del governo. Ora il mirino sembra spostarsi sul decreto sviluppo. Certo, il pallottoliere oggi indicherà le risorse a disposizione della maggioranza. Chissà se basterà la nota serale del Cavaliere per migliorare il rapporto con Scajola. Nel Pdl i più maligni indicano in cinque candidature sicure e due coordinamenti regionali alcune delle richieste avanzate dall'ala scajoliana al board di Palazzo Grazioli. Ma è lo stesso Berlusconi, nel comunicato ufficiale, a pronunciare una parola che sembra definitiva: «Intrattengo con Claudio Scajola un'amicizia quasi ventennale e in tutti questi anni non ci sono mai state con lui 'trattativè su alcunché».                                                                              p.s.m.

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