venerdì 22 aprile 2011

PAOLA TURCI: «"PIETÀ L'È
MORTA" PER LA DEMOCRAZIA»



Canta di amori e dei guai dell'occidente come dei drammi ignorati tipo il genocidio in Ruanda. Paola Turci orbita in quell'universo italiano tra rock che si fonde con la melodia e non rinnega di aver cantato a Sanremo, collabora volentieri con colleghi e colleghe come i Baustelle, Max Gazzé, Marina Rei o Fiorella Mannoia, a riprova che per lei un tessuto sonoro elaborato va di pari passo con le parole. Paola Turci, musicista a tutto tondo, non da oggi guarda con attenzione a quel che accade in Italia, alla sua vita sociale, alla sua democrazia. Oggi però qualcosa di diverso matura e minaccia:“Èun momento difficilissimo, vogliono perfino cambiare l'articolo 1 della Costituzione”. Anche Paola Turci suona e canta il 26 aprile al Circolo degli artisti di Roma, al concerto organizzato dal Pd e da l'Unità per la Liberazione e la Resistenza e destinato a tramutarsi in album. Interpreta un brano impresso nella memoria di generazioni, uno dei 'simboli' della Resistenza, “Pietà l'è morta” del 1944. Paola Turci, perché partecipa alla serata? Perché partecipo? In questo periodo faccio cose mai fatte prima. Ad esempio leggo gli articoli della Costituzione, canto per Emergency, imparo a memoria qualche riga di un libro per difendere la cultura e così il 28 sarò a un incontro sul diritto alla lettura nella libreria Caffè letterario a in via Ostiense, a Roma... E il 26 c'è il concerto. Appunto: la ragione per esserci? Una proposta del genere va accolta a braccia aperte. In politica è un momento storico difficilissimo, ora vogliono perfino cambiare l'articolo 1 della Costituzione. Ci si dimentica che molte persone sono state uccise per i nostri diritti, per farci stare insieme, per un'Italia unita. Quale brano ha scelto per la serata e come lo arrangia? “Pietà l'è morta”. Per voce e chitarra, è talmente intensa che il canto e lo strumento permettono di non togliere la drammaticità del canto. Un brano del 1944 per i partigiani contro nazisti e fascisti... Sul fronte discografico cos'ha in programma? Il terzo disco della trilogia iniziata nel 2009 con l'album “Attraversami il cuore” sull'amore, proseguita nel 2010 con “Giorni di rose” con canzoni insieme alla Mannoia, Nada, Marina Rei, sulle donne. Pensavo questo terzo capitolo fosse il più facile, invece è il più impegnativo: è sul mondo, sulle storie degli altri. A giugno uscirà il singolo, spero entro settembre il cd. Oggi la distribuzione della musica passa in gran parte via internet. Come la vede? Ho firmato questo disco con la Universal, una multinazionale che vedo si impegna al massimo. Nonostante tutte le difficoltà e i licenziamenti nel settore, licenziano professionisti di grande esperienza ed è triste. Però prediligo l'on line, sono per la navigazione tecnologica. A questo proposito: è opinione diffusa che i social network hanno portato ai cambiamenti e alle rivolte nel Nord Africa e in Medio Oriente. Da noi possono incidere, aiutare a cambiare? Intanto guardiamo al mondo: credo che il progresso tecnologico porterà a un corto circuito tra una povertà incredibile dove si muore di fame a fronte di una tecnologia avanzata: penso che creerà un corto circuito molto potente. Quanto all'Italia, la grande manifestazione delle donne è partita dai social network. Il problema è che ci si mobilita poco, da noi. Ho letto un commento cinico e vero: i nostri nonni sono morti contro le bombe dei fascisti, i padri hanno lottato per cambiare le leggi, noi mettiamo su facebook “mi piace” o “non mi piace”, dalla morte di Arrigoni a qualunque argomento. Per questo torno alla premessa di questo colloquio: cerco di fare anche piccole cose, di guardare e soprattutto di partecipare: manca la partecipazione attiva, per quanto i cartelli degli adulti che protestavano davanti a Montecitorio sono un bel segnale, ogni volta che la gente scende in piazza segnala un dramma ma anche una reazione attiva, non la semplice indignazione dietro una scrivania.

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