sabato 19 marzo 2011

PARMALAT, GOVERNO CONTRO LACTALIS: «DIFENDIAMO L'ITALIANITÀ»

Dopo la mossa a sorpresa di Lactalis, che ieri sera ha annunciato di avere l'11,4% di Parmalat e di essere pronta a salire ancora, oggi politica e sindacati hanno invocato a più voci la difesa dell'italianità dell'azienda di Collecchio: acuto il timore che possa passare in mani francesi un altro pezzo del Made in Italy forte di marchi conosciuti in tutto il mondo. Tanto che il Governo stesso ha deciso di scendere in campo. Dopo il passaggio di Bulgari al colosso francese Lvmh, i tentativi di Groupama con Premafin e il rischio che Edison finisca in toto nelle mani di Edf, l'esecutivo ha annunciato contromisure per difendere le aziende italiane dall'avanzata della Francia. Nell'incontro a palazzo Chigi fra il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e l'ambasciatore francese in Italia, Jean-Marc de La Sabliere, il governo ha informato l'ambasciatore sull'intenzione di adottare in tempi rapidi un provvedimento a tutela delle imprese italiane che operano in settori strategici, come ad esempio l'energia. Sotto la lente in particolare i dossier Edison e Parmalat. Nell' attesa, si profila battaglia all'ultima azione per conquistarsi il consiglio di amministrazione di Parmalat: alla scadenza dei termini di presentazione sono infatti quattro le liste che il prossimo 14 aprile si contenderanno gli 11 posti nel board. Dopo il 20% del capitale scambiato in Borsa nelle ultime tre sedute, oggi è stata di nuovo una giornata di scambi intensi, con il 6% passato di mano. E c'è tempo fino al primo di aprile per comprare azioni utili per partecipare all'assemblea. Ieri, termine ultimo per depositare le liste, si sono delineati gli schieramenti per il controllo di Parmalat. Intesa Sanpaolo, che formalmente conta solo sul suo 2,14%, ricandida l'attuale a.d. Enrico Bondi e per il rinnovo del board stila una lista di nomi di primo livello, tra cui Luigi Gubitosi (a.d. Wind), Roberto Meneguzzo (Palladio Finanziaria), Annamaria Artoni (presidente Confindustria Emilia Romagna), Patrizia Grieco (a.d. Olivetti) ed Elio Catania (ex Ibm, ex Fs, attuale presidente Atm Milano). «La presentazione della nostra lista è un contributo a trovare un progetto industriale di lungo periodo nell'interesse degli azionisti di Parmalat ma anche del Paese», ha affermato il Ceo di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha invitato gli italiani a farsi avanti e a proporsi fino in fondo. La soluzione che potrebbe dare concretezza a questi proclami sarebbe quella di promuovere un'Opa con uno o più gruppi industriali italiani. A tal proposito si è parlato di una possibile aggregazione con Granarolo, di cui Intesa Sanpaolo è azionista al 19%. A quanto si apprende da fonti finanziarie, l'istituto guidato da Corrado Passera è dunque al lavoro alla ricerca di un «cavaliere bianco» per concretizzare l'operazione. Tra i nomi che si fanno c'è anche quello della Ferrero, che potrebbe essere stata contattata, come altri operatori del settore, per mettere in piedi una cordata italiana. A competere direttamente con Intesa Sanpaolo ci sono i fondi esteri Mackenzie, Skagen e Zenit (che detengono oltre il 15% di Parmalat) la cui lista di 11 nomi vede in cima Rainer Masera (da proporre come presidente) e Massimo Rossi (da proporre come amministratore delegato ad interim). E, appunto, Lactalis che ha depositato da ultima la sua lista di 11 nominativi guidata da Antonio Sala (top manager del gruppo francese in Italia) e della quale fanno parte tra gli altri anche Franceso Tatò e Riccardo Zingales. I fondi aderenti ad Assogestioni, che raggruppano un 2,28%, hanno depositato la loro lista di minoranza candidando capolista Gaetano Mele (a.d. di Lavazza), seguito da Nigel William Cooper e Paolo Dal Pino (ex a.d. Wind). I tre fondi esteri, per bocca del loro candidato alla guida di Parmalat, Massimo Rossi, hanno comunque marcato le distanze da Lactalis, professandosi difensori dell'indipendenza e dell'italianità di Parmalat, mentre Lactalis avrebbe un progetto differente.

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