domenica 27 febbraio 2011

PRIMARIE TORINO, BOOM DI VOTANTI SITI WEB: EXIT POLL, VINCE FASSINO
Piero Fassino è in netto vantaggio secondo l'exit poll di Termometro politico sulla base di duemila interviste all'uscita dai seggi delle primarie. Ecco i risultati pubblicati sul sito di Tp che stima l'affluenza in almeno cinquantamila persone: Fassino 47-51%, Gariglio 24-28%, Passoni 14-18%, Curto 5%-8%, Viale 1-2%. -Gli interventi di Marcenaro e Christillin - Piero Fassino: «Se sarò sindaco giunta con metà donne» SEGGI APERTI- Si sono aperti regolarmente a Torino i 74 seggi nei quali gli elettori del centrosinistra potranno recarsi oggi per scegliere fra cinque candidati quello che sfiderà il centrodestra nella corsa alla successione del sindaco del capoluogo piemontese, Sergio Chiamparino, la prossima primavera. Le operazioni di voto, finora svoltesi regolarmente, sono cominciate alle 8 e proseguiranno fino alle 20. Lo spoglio comincerà subito dopo, e si prevede che i primi risultati parziali saranno disponibili a partire dalle 22. Il quartier generale delle operazioni sarà presso la sede del Pd, dove saranno fatti affluire i registri del voto. Oggi si vota anche a Novara, in quattro seggi che resteranno aperti dalle 9,30 alle 21,30. I cittadini in questo caso potranno scegliere fra tre candidati: Andrea Ballarè (Pd), Nathalie Pisano (Radicali), e Nicola Fonzo (Sel). Ultime ore infuocate di campagna elettorale, poi silenzio, la parola passa ai torinesi e domani con le primarie si scioglierà il nodo. Chi sarà il sindaco che guiderà Torino dopo Sergio Chiamparino, “Il Chiampa”, si saprà intorno alla mezzanotte perché state certi che quel nome sarà lo stesso che il 15 e 16 maggio vincerà le amministrative. Qui, sotto la Mole Antonelliana, la prima capitale d’Italia resta una certezza, mentre tutto intorno muta, Roberto Cota guida la Regione, la Lega avanza come un esercito deciso a mangiare i territori che una volta erano “rossi” e oggi vai a capire, qui il centro sinistra resta maggioranza che può vincere addirittura al primo turno. Davide e Piero. I giocatori in campo sono cinque, ma due i veri contendenti, entrambi del Pd: Piero Fassino e Davide Gariglio. Diversi come la notte e il giorno per formazione politica e culturale, uno con le radici nel vecchio Pci, l’altro nella vecchia Dc, uno laico, l’altro cattolico, 61enne il primo, 43enne il secondo, eppure con tratti simili. Entrambi conunsorriso che sembra non prenderli mai fino in fondo, lunghi e sottili (uno molto più dell'altro), mani nervose, pane e politica a pranzo e a cena. In questi ultimi giorni di campagna elettorale se ne sono dette di tutti i colori: Gariglio ha affondato la lama sulla data di nascita, sui “poteri forti” che sostengono Fassino, la nomenklatura e tutto il repertorio che tanto piace ai giovani; l'ex ministro ha spinto il pedale sui «mister preferenze o capibastone torinesi, che sostengono “il rinnovatore”». Se le sono cantate di santa ragione anche l’altra sera, durante il confronto a cinque inuna gremitissima sala conferenze dell'istituto tecnico Avogadro iniziato all'insegna del fair play, «certo che mi avvarrei del contributo dei miei sfidanti se diventassi sindaco», «sarei lusingato», e finito con accuse reciproche di attacchi infondati. Questa partita si gioca sul numerodi coloro che andranno a votare: se si supera la soglia dei 34mila Gariglio ha perso la sfida della sua vita, come lui stesso l'ha definita. Sotto quel numero il risultato è aperto perché il 43enne conta sul pacchetto preferenze di Roberto Placido e Mario Laus che pesa oltre 13mila voti; sul mondo cattolico; sull'appoggio di alcuni manager influenti come il presidente dell'azienda di trasporti Gtt (di cui Gariglio è stato Ad) Francesco Brizio, del vicerettore dell' Università Salvatore Coluccia. Sergio Chiamparino, amato dai torinesi non solo di centrosinistra, ha indicato quale suo «erede» proprio Piero Fassino, per il quale non si è risparmiato, macinando chilometri fra la gente e mettendoci, letteralmente, la sua faccia. Lui e Piero sorridenti immortalati nella foto- simbolo di questa maratona da primarie. Lungo l'elenco di coloro che si sono schierati con l'ex ministro, oltre 300 nomi di peso, da Alessandro Baricco a Furio Colombo, Tullio Levi, Wladimiro Zagrebelsky, Cesare Damiano, Mimmò Luca, Roberto Tricarico (che all'inizio voleva candidarsi) e i massimi dirigenti del partito nazionale. Ieri anche il vincitore del festival di Sanremo, Roberto Vecchioni ha lanciato un appello: «Fassino si è sempre dedicato alla democrazia, alla storia di Italia e del nostro pensiero con passione straordinaria ed è una persona perbene. Per questo invito a votare per Piero Fassino». Giovedì al mercato di via Pavese, «Piero» lo chiamavano «sindaco ».«Mi succede spessissimo», spiega lui. Da un sondaggio effettuato da Game Managers & partner è quello più noto ai torinesi, il più gradito come primo cittadino, (con lui la coalizione vincerebbe al primo turno con il 57%) ed è dato al 56,3% come vincitore domenica. I sindacati ufficialmente non si sono schierati ma la Cgil ha un voto sbilanciato su Fassino (come l'attivo della Uilm metalmeccanici), anche se quella della Asl to2 si è schierata con Gianguido Passoni (la Fiom è divisa tra lui e Michele Curto). Il presente e il futuro. Tace per ora il Rettore del Politecnico, Francesco Profumo, il nome attorno a cui si erano trovati tutti i partiti ma che alla fine è stato archiviato proprio da Sergio Chiamparino. «Parlerò lunedì – dice al telefono – quando il dibattito dovrà necessariamente spostarsi sul futuro della città». Il presente della città racconta di una Torino che in dieci anni ha cambiato pelle, si è aperta al mondo, ha una ritrovata vita culturale, è stata capace di fare della de-industrializzazione un’opportunità per ricovertirsi, ha lucidato i suoi vecchi tesori e esposto i nuovi, come il Museo del Cinema. Ma oggi deve fare i conti con il 31%di disoccupazione, il10%in più della media nazionale, e con 119 milioni di ore di cassa integrazione,nel2010,nel comparto metalmeccanico . E poi c' è la periferia dove l' opera di riqualificazione non può fermarsi e necessita di uno sguardo profondo nelle sacche di sofferenza più acuta in una società sempre più multietnica (a Torino il 13% della popolazione è immigrata) e sempre più a rischio solitudine. Equesta sarà la vera sfida da vincere.
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