sabato 29 gennaio 2011

LA RIVOLTA DELLE DONNE CHE NON CI STANNO

La reazione delle donne italiane al Rubygate che coinvolge il presidente del Consiglio in un affare di sesso e prostituzione è stata immediata e diffusa. Più che in altre occasioni. Non soltanto appelli, ma visibilità e coralità. C’è stato il sit in delle donne del Pd, oggi ci sarà la manifestazione di Milano, un’altra è stata annunciata per il 13 febbraio e convocata da donne eccellenti; in moltissime città gruppi di donne hanno protestato in forme diverse. A Cagliari tenendo in mano un libro scritto da una donna, a Milano con una sciarpa bianca in segno di lutto, su Facebook pubblicando visi di donne celebri.Tutte per dire: le donne non ci stanno a essere sfruttate, umiliate, considerate oggetti sessuali per il piacere del sultano. Per dire che le donne sono altro. Sono quelle che si alzano presto la mattina per potere conciliare lavoro, figli, impegno civile. Sono quelle che guidano meglio degli uomini le aziende perché più oculate e perspicaci. Sono quelle che vincono il premio Nobel per l’economia o per la biologia. Sono le donne scrittrici. Sono le casalinghe che si prendono cura al meglio della famiglia, quelle che fanno volontariato a favore di tutti coloro che hanno bisogno perché hanno un senso elevato della solidarietà e del senso civico. Sono quelle che studiano perché hanno grandi aspirazioni. Sono quelle che non puntano tutto sulla bellezza e non si sentono frustrate se non diventano miss di qualcosa. Sono le donne che amministrano comuni, province, regioni. Che svolgono un impegno politico perché credono in una società diversa. Sono quelle che non hanno una posizione politica e istituzionale ottenuta in cambio di prestazioni sessuali.Queste donne stanno reagendo, si muovono. Cercano visibilità per gridare la loro rabbia, pretendere rispetto e riconoscimento della loro dignità di donne autonome, libere e responsabili. Vi sono giovani e meno giovani, che rifiutano con sdegno la strada che il premier vorrebbe indicare a tutte: la prostituzione come unica via di salvezza.Quelle che vogliono affermarsi con un lavoro all’altezza della loro formazione, che vogliono uscire dal precariato, che vogliono certezze per il loro futuro, che voglio creare una famiglia nell’età più fertile. La questione è dunque squisitamente politica, non privata. La sostanza sta nella sordità di tutto il governo, da Tremonti a Carfagna e Sacconi, verso le aspirazioni vere delle donne oggi. Abbiamo invece inoccupazione femminile al 50%; una su tre costretta a lasciare il lavoro quando nasce il primo figlio; servizi sempre più carenti e inadeguati; precarietà crescente.Le donne lo sanno e saranno loro a rompere il giocattolo e a mandare a casa Berlusconi. Hanno la forza e l’energia per farlo. In ogni città sit in e manifestazioni nelle prossime settimane. Ci riusciremo.

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