giovedì 27 gennaio 2011

SILVIO B. PARLA AL PUBBLICO SUCCEDE TUTTO IN TV

«L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello» è il titolo del fortunatissimo saggio del neurologo Oliver Sacks che raccoglie una serie di casi clinici da lui personalmente osservati in casa di cura, tra cui quello del titolo. Il nostro caso clinico nazionale ha scambiato l’Italia per un bordello e non si trova in casa di cura ma al governo del Paese. Chiunque abbia seguito la trasmissione di Gad Lerner ha potuto constatare in cosa consistano le sue crisi di incontinenza. Monologhi di insultante violenza concepiti solo come propaganda agli elettori.Silvio B. parla al pubblico, l’unico tribunale da cui concepisce l’ipotesi di essere giudicato, si atteggia a vittima e insieme a invincibile secondo un copione rodatissimo negli anni e assai efficace. Nella variante osservata l’altra sera l’assetto padronale ha preso il sopravvento. Ha difatti ordinato a Iva Zanicchi, che considera sua dipendente, di alzarsi ed andarsene. Zanicchi non l’ha fatto, si vede che non era stata “briffata”. Briffate, dice delle ragazze di Arcore Nicole Minetti: preparate sul da farsi da un breafing. I giornalisti alle dipendenze del caso clinico, difatti, vengono regolarmente briffati ad Arcore in riunioni in cui il padrone assegna loro una parte e la declina mostrando come si fa: la sceneggiata più in voga ultimamente è alzarsi e andarsene. Altre disposizioni sono la reiterazione di un concetto semplice anche in disprezzo alla logica e senza relazione con la domanda. Il dito medio, la crisi mistica, la logorrea urlante, il silenzio opportuno sono varianti declinate secondo la personalità individuale. Augusto Minzolini per esempio, briffatissimo, è pagato per tacere. Briffato Filippo Facci, che usa una pagina intera di Libero per additare al disprezzo l’Unità colpevole di aver mostrato come Silvio B. usi i programmi più popolari (da anni, del resto) per fare disinformazione.Briffato in origine il Giornale di sua proprietà gestito dalla coppia Sallusti-Santanchè: ieri è arrivato a scrivere che il monologo recitato da Lucrezia Lante della Rovere (quello che ha fatto dire all’esperto: “questa trasmissione è un postribolo”) sia un testo “con frecciate neanche tanto larvate al sexy gate”. “Malamore”, da cui è tratta l’intervista alla prostituta Cristina, è un libro del 2008. Marco Santambrogio, filosofo del linguaggio, illustra oggi le due caratteristiche del sistema-melassa: la costanza della macchina propagandistica, il progressivo (conseguente) impoverimento culturale del paese. Mentre il Quirinale premia le “eccellenze femminili”, mentre 50 mila donne (tra cui Ilaria D’Amico e Lucrezia Lante, le “cosiddette signore”) hanno già firmato il nostro manifesto «Esistono altre donne» - concetto che Emma Marcegaglia ha declinato in tv usando le stesse parole - l’attuale preoccupazione del premier è quella di far sparire il pubblico in studio dai talk show. Masi, briffato, dirama circolare: il pubblico è pericoloso, può far pensare a chi guarda da casa di avere un’opinione. Guai, terribile delitto. Nei paesi oltremare i cittadini insorgono contro i governi dispotici. Nel nostro accendono la tv e ammutoliscono: è scomparsa una salma. È di Mike Bongiorno, naturalmente. Succede tutto in tv. Allegria.Allegria.Allegria.

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