giovedì 18 novembre 2010

CHI DIFENDE LA SCUOLA? NON CERTO GLI INTELLETTUALI

Cercasi intellettuale riposato che difenda la scuola statale italiana in maniera precisa e circostanziata. Dal particolare all’universale e scusate, se in questo caso, il particolare sono io. Mi serve per piantare i piedi per terra: dalla Leopolda alla cattedra il viaggio sembra lunghissimo e invece è breve. E’ vero sono una rottamatrice. Ma non di persone: di banchi. Li sminuzzerei uno ad uno. Giuro. In realtà anche alcune teste le rottamerei e non sono solo teste politiche. Sull’aereo di ritorno da Firenze: “ah ma lei è una professoressa.. brutte bestie ‘sti ragazzi vero? E poi..certo la scuola di oggi non è più quella che abbiamo fatto noi…ci vorrebbe più rigore” (come ti peremetti? “brutte bestie”?). Vorrei premere un bottone e vederlo lanciato fuori dall’aereo questo giovane medico ultraspecializzato in malattie epatiche ma portatore sano di luoghi comuni a chili. Attacco con il pilota automatico “ Ma sa..le cose non stanno esattamente in questo modo e forse un interesse maggiore e una sana curiosità su quello che accade veramente oggi nelle scuole dovremmo averla tutti non crede?” Per fortuna è interessato e dunque in un ora e mezza qualche certezza gliel’ho smontata. Gli occhi mi cadono su una bella petizione di Dario Fo a difesa della cultura e dell’istruzione italiana. Come dire: chiudiamo il cancello adesso che i buoi sono scappati. Cominciano a parlarne in tanti è bene che lo faccia anche lui…Mi dice il giovane medico: meglio tardi che mai no? Si certo, ma a che serve essere un premio nobel della letteratura se non si è capace di fiutare quando qualcuno lo sta spalancando quel cancello? Dov’è stato Lei maestro Fo, in questi tre anni, mentre ci smontavano le scuole? Anche Lei è di quelli “certo la scuola oggi non è più quella che abbiamo fatto noi e ci vorrebbe più rigore”? No? Giro la pagina ed è la volta di Battiato. Grande, grandissimo Battiato. Eppure leggo «Gli intellettuali ci sono ma sono stanchi. Sono stanchi di certi giornali che non informano ma servono solo il padrone, sono stanchi di tutti gli scandali che scoppiano ogni momento e sfumano in niente, è come se il peggio del passato fosse moltiplicato per dieci. È pazzesco. “. Stanchi? Stanchi di cosa, di grazia? Ci siamo messi sottosopra in questi tre anni per avere uno straccio di intellettuale al fianco e invece niente. Nessuno. Missing. Ogni battaglia era degna di appelli, dal Tibet, a Eluana, a qualunque cosa santa e giusta, ma la scuola no. Per carità: mica ci arrivi in tv con la scuola, o sulle prime pagine dei giornali..a meno che non ti metti in mutande o non mangi per qualche settimana. Figurarsi se sei un intellettuale e difendi la scuola: l’audience ti crolla sotto la fossa delle Marianne. Ma manco Saviano si arrisica nel sentiero impervio della difesa dei docenti della scuola statale (perché loro la tengono in piedi, mica altri..): è più pericoloso che parlar di Camorra. Rischi il disinteresse: perché agli italiani, diciamola per intero, non gliene frega assolutamente nulla della scuola. A onor del merito uno lo abbiamo avuto accanto, di intellettuale. Vincenzo Consolo. Appesantito dagli anni e col fisico invecchiato ma con gli occhi limpidi venne a Palermo, due anni fa, a un incontro auto organizzato da alcuni docenti e dai musicisti precari delle due orchestre sinfoniche. Venne e parlò. Ci scaldò il cuore e la mente. L’eccezione e la regola. Certo non c’è più la scuola di una volta (e chissà a che tipo di scuola ci si riferisce), non ci sono più le mezze stagioni, Parigi val bene una messa e gli intellettuali sono stanchi. Oltre che assenti. Ripeto: stanchi di cosa? E aggiungo: intellettuali per cosa?
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