lunedì 25 ottobre 2010

BERSANI: «VIA IL LODO PER LE EMERGENZE UN NUOVO GOVERNO»



Via il Lodo Alfano e si discuta di riforma fiscale. Se invece il Parlamento continuerà a essere ostaggio dei problemi giudiziari del premier, sarà difficile per Berlusconi evitare la crisi. E a quel punto ci penserà un governo di transizione ad approvare una nuova legge elettorale ma anche a gestire le emergenze del Paese. Pier Luigi Bersani lancia una proposta al centrodestra ma pianifica anche le possibili mosse in caso di rottura definitiva tra finiani e Pdl. Il giorno dopo l’altolà di Gianfranco Fini sullo scudo processuale e due giorni prima che la commissione Affari costituzionali del Senato riprenda la discussione con sul tavolo i rilievi del Quirinale, il segretario del Pd dice davanti alle telecamere di SkyTg24 che il Lodo Alfano verrebbe «spazzato via» da un referendum e che se Berlusconi ritirasse tutti i provvedimenti “ad personam” sulla giustizia dicendo «ai problemi miei ghe pensi mi» darebbe alla politica italiana «un elemento di rasserenamento». Bersani non si fa troppe illusioni che ciò avvenga ma rilancia, sfidando il governo a «tirare il Lodo Alfano fuori dal Parlamento per parlare di riforma fiscale». La risposta del centrodestra non tarda ad arrivare, e va nella direzione prevedibile, con il vicepresidente dei deputati Pdl Osvaldo Napoli che parla di «offerte finte e ricatti veri». E domani anziché ritirare il provvedimento, i senatori di Pdl e Lega della commissione Affari costituzionali (rispettivamente 11 e 2) fronteggeranno i senatori (9 Pd, 1 Idv, 1 Udc e 2 finiani) contrari alla reiterabilità dello scudo processuale. NUOVO GOVERNO PER LE EMERGENZE Per Bersani, che oggi festeggia il suo primo anno da segretario Pd, la rottura con i finiani sul salva-premier potrebbe portare alla crisi di governo. A quel punto, nei piani del leader dei Democratici, si dovrebbe dar vita a un governo di transizione che si occupi non solo di legge elettorale, ma anche delle emergenze del Paese. Spiega Bersani: «Una nuova legge elettorale serve per mettere in sicurezza la democrazia, perché con questa non solo si nominano i parlamentari ma si può realizzare una condizione in virtù della quale col 35% dei voti uno può fare il presidente della Repubblica. E questo non sta in piedi. Ora, per fare una legge elettorale ci vogliono alcuni tempi naturalmente, e in quei tempi bisognerà pur corrispondere ad emergenze immediate che ha questo Paese». Bersani non si spinge a dire, come ha fatto Massimo D’Alema, che il nuovo governo dovrebbe metter mano anche a delle riforme politiche ed economiche, compresa quella fiscale, anche perché sa che un’impostazione del genere è vista come fumo negli occhi non solo da una forza esterna al Parlamento come la Sinistra e libertà di Nichi Vendola, ma anche da un partito come l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Dice quindi Bersani: «Certamente un grande programma di riforme va affidato a un’alternativa di governo, che va presentata agli elettori. È importante segnalare che anche forze che oggi sono fuori dal Parlamento, Sel per esempio ma non solo, pensano assolutamente necessaria una fase nella quale si metta mano al meccanismo democratico». Ma la convergenza tra la proposta di Bersani e quella di Fini di aumentare la tassazione delle rendite finanziarie non è passata inosservata.
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