sabato 13 marzo 2010

TONINO GUERRA, UN RAGAZZO CHE COMPIE NOVANT'ANNI

È una giornata uggiosa. Con la pioggia che va. E viene. Bagna i frutti dimenticati che hanno già nuove gemme. Il poeta se ne sta in veranda ed osserva beato la valle. Theo Baba, golden retriever un po’ cicciottello, gli è accanto e si mette sulla schiena per le coccole. I mille gatti scorazzano tra la cucina e la sala. E Lora, la moglie dagli occhi di giada, è al telefono con la Russia. Ogni tanto se lo guarda e gli fa una carezza. Da Bologna un altro poeta, l’immenso Roberto Roversi, ha appena finito di scrivere per Bompiani la prefazione ad un volume che raccoglie le cose migliori dell’amico. Dell’amico Tonino Guerra. Il poeta che se ne sta in veranda ad osservare la valle. Fra qualche giorno Tonino spegnerà 90 candeline. Il libro si intitola La valle del Kamasutra e uscirà proprio il giorno del suo compleanno, il 16 marzo. Oltre, naturalmente alle idee, ai sogni, alle storie e ai racconti di Tonino Guerra ci sono testimonianze di registi, scrittori, pittori e architetti amici: da Pedro Almodovar a Renzo Piano, da Bernardo Bertolucci a Carlo Bo e Calvino, dal cardinal Tonini a Wenders. Grandi feste sono in programma. Musica, riconoscimenti, trasferte per ricevere il premio mondiale della poesia e il massimo onore dell’Accademia di Urbino, messaggi da tutto il mondo. Seduto in veranda guarda il mare lontano. Preferisce così perché gli scempi compiuti dall’uomo sembrano di un altro mondo. La saggezza e la calma la lascia ai vecchi, dice. Ama questa stagione. «Mi piace se piove o anche quando la nebbia copre completamente la valle del piccolo affluente del Marecchia, il Messa, e io ho l’impressione di vivere con me stesso», dice. «Lo sai che il nostro petrolio è la bellezza?», dice. «È la bellezza che ci fa pensare alto e spesso noi la buttiamo via come fosse danaro dentro tasche bucate. La bellezza grida i suoi dolori in modo silenzioso. E perciò bisogna curare le orecchie di chi comanda perché riescano a sentirla». Per Tonino la bellezza sono tutte quelle cose perdute e viste, ma non guardate, come i frutti dimenticati, il Trecento riminese, le rocche del Montefeltro che, spesso, cadono a pezzi. Sono il Marecchia, cui hanno sottratto troppa ghiaia, i ciliegi in fiore e le tovaglie stampate alla maniera antica. Le case di pietra. E le visioni della fantasia. «La bellezza è il nutrimento della mente. La incontriamo per strada e ci stupisce. Purtroppo, nei piccoli mondi esiste tanta bellezza che sta morendo. E se la salviamo salviamo noi stessi». Già, la bellezza. Bellissima è quella casa lassù, rosa e legno e sasso. Un miracolo è la sua preziosa corrispondenza: Giorgio Morandi, Roberto Roversi, Lello Baldini, Federico Fellini... E magica è la confusione di libri e di oggetti, sparsi ovunque, perfino a pochi centimetri dal fornello. Nell’aria, invece, percepisci i sogni da realizzare. «Ogni cosa è possibile – dice – se abitui il tuo occhio a vedere o a voler vedere. E più una cosa è semplice, più vedi in profondità e capisci l’armonia che ci circonda». E qui Tonino ripensa ai progetti che non è ancora riuscito a render reali, ma che, è sicuro, realizzerà. «Intanto ho proposto al sindaco di Pennabilli di far vedere almeno 100 metri del torrente Storena nel quale sono precipitati dai tempi dei tempi, e miracolosamente, delle pietre che lo hanno trasformato in uno dei giardini giapponesi più belli al mondo. Oppure mostrare ai ragazzi l’acqua limpida che scorre attorno al mulino di Soanne: un miracolo anche questo in cui occorre immergersi per stare bene con la testa». Tonino Guerra ha progettato fontane, formelle di ceramica, pastelli deliziosi, ha fatto quadri luminosi, piccoli vetri, disegnato bambole e stufe, costruito cattedrali ed onde, ispirato vasi per un fiore soltanto, mosaici e tendaggi, lampade di Tolstoj e mobilacci, ha imposto avvisi e messaggi agli amministratori. E ha scritto tanto.Dalla deportazione in Germania di cui ricorda le serate a raccontare storie in dialetto (proprio nel campo di Troisdorf cominciò a scrivere) al ritorno a casa quando, finalmente, riuscì a «osservare una farfalla senza aver voglia di mangiarsela». Staresti ad ascoltarlo per ore. A raccontare di «una zattera che arriva dal mare, di notte, con la luna che fa luce e i monaci armeni che cantano» o un «caravanserraglio con tanti animali della foresta o dell’Africa e un tenore»... O del mare d’inverno. «L’inverno è un odore. Dunque, non possiamo fare il mare d’inverno con i termosifoni. Dobbiamo metterci stufe e camini e bisogna dare l’impressione che arrivi il mondo vecchio. Un mondo dove nell’inverno freddo si raccontavano le storie davanti al fuoco. In un luogo che si chiama mare d’inverno ci deve essere l’odore della legna che brucia, l’odore di castagne... Dammi una mano anche tu per farlo capire. Scrivilo». Telefonano tutti. «Sai, era Wim (Wenders) che sta girando il suo film su Pina Bausch, mi saluta e mi fa gli auguri...», oppure «è Theo (Angelopulos), non sa se riuscirà ad arrivare...». E poi esci e c’è l’amico Gianni, quello che gli fotografa le cose e che lui invita all’ottimismo, o qualcuno che si è arrampicato qui da chissà dove. Solo per vederlo. Tonino è felice anche se gli anni sono tanti. Molte volte ricorda sua madre Penelope a cui ha insegnato a scrivere, e il babbo, di poche parole e di grande essenzialità, e gli viene da sorridere...
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