giovedì 25 febbraio 2010

COPERTURE A DI GIROLAMO SPUNTA ANCHE IL NOME DI FINI

Il presidente del Senato Renato Schifani, scrive al Presidente della Giunta per le immunità, Marco Follini, invitandolo «a riprendere sollecitamente l’esame della questione relativa alla contestazione e alla proposta di annullamento» dell’elezione di Di Girolamo «affinchè della questione stessa possa essere investita l’Assemblea già nel corso della prossma settimana. E chiede per mercoldì prossimo il dibattito sulla decadenza di Di Girolamo.Intanto, nelle intercettazioni dell'inchiesta sul maxi riciclaggio nella telefonia, secondo alcuni quotidiani, Gennaro Mokbel parlando con il boss della 'ndrangheta Franco Pugliese, in una telefonata del 16 aprile 2008, cita il presidente della Camera Gianfranco Fini, che avrebbe «convocato» Nicola Di Girolamo, appena eletto senatore del Pdl.«Francamente non ricordo nemmeno di averlo conosciuto. Vai a capire poi se l'ho visto. Mi pare però di poter escludere a priori di averlo convocato», è la replica di Fini in un colloquio con il Corriere della Sera, che aggiunge: «Avevamo appena vinto le elezioni e con tutto quello che c'era da fare... Andrò a vedere l'agenda di quell'anno per verificare i miei appuntamenti. Tendo a escluderlo però». Il presidente della Camera sottolinea la necessità di spazzare via «e al più presto» ogni «ombra offensiva e infamante» che si allunga sul Paese e sul suo partito.Tanto che, vista la «vicenda inquietante» che vedrebbe il senatore del Pdl legato alla 'ndrangheta, Fini confida che «alla prima occasione pubblica» dirà che se fosse «senatore» voterebbe «per l'autorizzazione all'arresto» di Di Girolamo. In ogni caso, aggiunge il presidente della Camera, «quale sarebbe il problema, ammesso e non concesso che io abbia visto Di Girolamo? Lui era appena diventato senatore del Pdl, io sono un cofondatore del partito». Nell'intercettazione, comunque, «ci sono due tizi che parlano di una terza persona» e «in conversazioni come queste c'è chi può arrivare a millantare...». Le intercettazioni sono uno strumento «che va salvaguardato» perchè «indispensabile» alla lotta al crimine, anche se «va fatta molta attenzione al modo in cui si adopera». E in ogni caso «non possono essere l'unico elemento su cui si poggia un'inchiesta» dice Gianfranco Fini, secondo il quale la legge in materia va rivista e il testo in discussione al Senato «è un buon compromesso». Fini sottolinea come l'utilizzo «improprio» delle intercettazioni sia «pericoloso»: «Quante polpette avvelenate vengono gettate lì e lasciate in migliaia di pagine». «La stagione del fango - aggiunge la terza carica dello Stato - è ripartita». Perciò «bisogna fare attenzione a tutte queste intercettazioni che, senza verifica, compongono un impianto accusatorio. Possono provocare, e spesso provocano, danni inimmaginabili» suscitando la curiosità «morbosa dell'opinione pubblica e coinvolgendo persone che non hanno nessuna responsabilità, con faccende che non hanno alcuna incidenza sui fatti».

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