venerdì 19 febbraio 2010

LA POLITICA S’AGGRAPPA A SAN FESTIVAL

Bonjour tristesse. Il Dio Auditel, da solo, non basta a dare la felicità. Può dare una mano Belen Rodriguez, da ieri sera superstar planetaria avendo l’universo globo scoperto che la dea del gossip ha una voce formidabile oltreché un corpo da reato, contrariamente al povero Toto Cutugno in bianco sanitario. Ma forse non basta nemmeno lei a tirare su Mauro Mazza. Rigido e impettito come un corazziere, il direttore di Rai1 ieri mattina era cupo. Milioni e milioni di spettatori, più di dieci: l’entusiastica macchina da guerra sanremese diffonde i dati della seconda serata che contrariamente ad ogni buonsenso ha tenuto pressoché gli stessi ascolti della prima, e lui – niente da fare - è depresso. Anzi, furibondo. Offeso, addirittura. «Siete così tristi», dice, rivolto alla marea di cronisti stipati in sala stampa. Il tono è plumbeo, l’attacco perentorio. «C’è il pubblico ma il festival delude voi: il problema è vostro, non di chi lo fa. Delude chi, poi?», sibila riferendosi al plauso popolare. Parla di “malanimo”, il Mazza offeso, quando dice che i giornalisti sono gonfi di “pregiudizi” il suo è un gemito: «Dovreste essere contenti di seguire un evento che ha un tale riscontro…». Il cipiglio è lo stesso di Breznev, identico l’approccio al diritto di critica, tanto che a chi gli aveva chiesto un giudizio sulla generosa assenza di concorrenza Mediaset, lui – il grande nocchiero della rete ammiraglia – risponde con un ringhio: «Lei è informato male». Il mitico Gianmarco Mazzi, ossia il direttore artistico, cerca di placare le acque buttandola sul folclorico («un tempo addirittiva ci si menava!»), il prodigo Maurizio Costanzo la butta sul ridere («Mazza, scrivono sempre cose terribili: non stimoliamoli a farlo ancora di più»). Niente da fare: nel mondo ideale di Mauro Mazza – colui che Donna Assunta Almirante ricorda con tenerezza - le ricette dei biscotti della regina Rania, con “O Sole mio” annesso, nonché il Pupo e il principe con le “divas” ululanti al seguito sono un valore non negoziabile, al pari di Dio, Patria e Tricolore. Ah, la politica, grande fantasma di Sanremo 2010. Ai giornalisti viene vietato, durante il “Question Time”, di profferire anche il più vago accenno a qualsiasi cosa che odori anche solo lontanamente di politica, ma in compenso è pronta un’intera batteria tra ministri, sottosegretari, amministratori locali e parlamentari di ambo gli schieramenti per essere schierata alla finale nelle prime file dell’Ariston. Sicuri Scajola, Romani, Bersani, Giorgetti, ma si parla – non risultano smentite – anche di La Russa, Maroni, Brambilla, Vendola e Biasotti. Interpellati in proposito i vertici, vengono mormorate frasi sconnesse circa il “cerimoniale” e le sue regole, mentre l’austero Mazza replica secco «non c’è la par condicio delle inquadrature», nel senso che nonostante la condicio le telecamere possono serenamente indugiare sui volti scolpiti della nostra classe dirigente. È così, nella feudalissima Italia: la politica sbuca anche dal più angusto orifizio. Prendete Berlusconi: le agenzie riferiscono di una cena a Palazzo Grazioli in cui Re Silvio avrebbe detto di aver proposto alla direzione artistica del festival una cantante, tal «Filomena in arte Nena», che avrebbe scritto un brano «sul ruolo delle donne», argomento sul quale il premier è di suo piuttosto ferrato. Nonostante che Filomena sia passata in qualche modo dall’officina “Amici”, la canzone sarebbe stata rifiutata. Di Filomena in Nilla, tuttavia, il passo è lungo. Eh sì, l’immensa Nilla Pizzi, anni 91, ieri è tornata a calcare il palco che la consegnò vittoriosa all’epopea di Sanremo: ieri sera, accompagnata da Carmen Consoli che prima ha cantato in versione rumba “Grazie dei fior” – la prima canzone del primo Sanremo, 1951 - è comparsa sul palco come un’epifania venuta da un altro universo per salutare il pubblico sulle note di “Vola colomba”. Ma l’oggi, ahinoi, è spietato. Un’altra notizia è giunta a rattristare ulteriormente il povero Mazza: Tiziano Ferro, atteso per la finale, ha fatto sapere che non ci sarà. «Laringite», battono le agenzie, ma pare che si tratti di una scusa “diplomatica”. Niet, niet e ancora niet: il festival che non abbiamo visto e che non vedrete mai è quello di chi, a vario titolo, non c’è venuto. Pippo Baudo, Bill Clinton, Checco Zalone, Corrado Guzzanti, Paolo Rossi, Carla Bruni, Raoul Bova, Andrea Bocelli, Claudio Baglioni. Forse sono anche loro troppo tristi per il festival..





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